Un referendum per cambiare regione.

Capozzi Vitantonio

84035 Polla (SA), Via Giardini, n° 73

cell. 3398835028
tonino.capozzi@libero.it

IL SOLITARIO DELLA POLLA

25.02.2015 11:09

 

IL SOLITARIO DELLA POLLA

 

Un erudito napoletano dell'800, Tommaso Aurelio De Felice, raccolse in un libro edito nel 1859, varie leggende, quelle più diffuse, che le tradizioni locali del Regno delle due Sicilie avevano tramandato fino ai suoi giorni. Tra le leggende trascritte dallo studioso spicca quella de "IL SOLITARIO DELLA POLLA". Riassumendo brevemente il suo contenuto, il racconto rievoca una vicenda realmente accaduta. Siamo nel Principato Citra, all'epoca del regno della regina Giovanna II^ d'Angiò (1430 circa), succeduta alla sorella Giovanna I^, che, a sua volta, aveva ereditato il governo del regno dal fratello Ladislao. La regina, consigliata dai nobili di corte, va in sposa al borbone, di origine francese, Giacomo II^ della Marche. Tra i due, dopo appena un anno di matrimonio, si apre una crisi relazionale, a causa dei tanti e quotidiani intrighi di corte e delle continue vicende amorose, che la regina tesseva con vari pretendenti. Il re Giacomo, preso dallo sconforto per cotanto disonore, decide di allontanarsi dalla corte napoletana per rifugiarsi in un paese del Principato citra, Polla. 

Vi si racconta come, venduto per cinquantamila ducati il suo feudo tarentino, Il marito della sovrana si ritirasse sulla montagna adiacente a Polla in vista della “cave” dalle quali il Tanàgro era assorbito, e del breve lago che le acque non interamente smaltite dagli inghiottitoi formavano intorno. Sopra un’isoletta circondata dallo specchio lacustre trascorreva in una torre i suoi giorni, condannata alle soglie della giovinezza a una prigionia senza fine, una innocente fanciulla, la figlia del barone di Sala che, allontanandola, aveva inteso distornare da sé e dalla sua discendenza un’oscura predizione udita quando ella nacque. Sboccia così per un incontro fortuito un tenero amore fra l’esule Augusto (nel racconto questo è il suo nome) e la relegata Clarice che, morto l’unico fratello e poi il padre, viene ritirata dallo zio, signore di Sannicandro, il quale, allo scopo di assicurarsi tutta l’eredità del feudo fraterno, persegue il segreto disegno di darla in moglie ad uno dei selvatici figli cresciuti nella solitudine del suo castello in mezzo alla più fitta boscaglia. La fanciulla imprigionata per l’opposizione dimostrata nella più tetra segreta tra quelle torve mura, evade per una circostanza fortunata e torna ai luoghi del suo amore, quand’ecco la regina Giovanna, a cui il marito aveva invano chiesto lo scioglimento del vincolo matrimoniale appare sulla soglia della cappella del castello di Sala mentre Augusto e Clarice sono davanti all’altare, e ne impedisce le nozze. È allora che la sventurata sposa si ritira in convento. Scomparsa dai luoghi ogni traccia del Solitario, ci soccorre a questo punto la storia che accenna al monarca romito in Francia, morto in concetto di santità.